Athrabeth

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  1. Andreth91
     
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    Vi propongo qui la mia traduzione ( amatoriale, naturalmente ) di quello che ritengo essere uno dei testi più belli della HOME, o per lo meno fra i più interessanti. È tratto dal volume numero 10 della HOME, " Morgoth's ring", ed è uno di quei testi che Tolkien scrisse dopo la pubblicazione di Isda.
    È preceduto da una breve spiegazione di Christopher Tolkien riguardo la genesi del testo, e in questa spiegazione ( che io ho incluso ) vi sono molti riferimenti anche a testi che qui non riporterò ( dopo tutto, la HOME è composta da 12 volumi! ); all'interno della spiegazione, è contenuto anche un albero genealogico che io qui ho riportato per disteso non essendo in grado di riprodurlo con l'iPad ;)
    Per quel che riguarda la traduzione, ho cercato di essere più aderente possibile all'originale, al massimo cambiando appena la punteggiatura o aggiungendo una maiuscola ( quando il caso lo consentiva ) per rendere il testo più chiaro in italiano. Sono presenti alcune parole elfiche non riportate nel Silmarillion, come fea ( anima ) e hroa ( corpo ), oltre che alcuni riferimenti, anche all'interno del testo stesso, ad altri racconti riportati nella HOME.
    vi avverto: il testo è per la maggior parte di tipo teologico-filosofico, e sebbene di solito Tolkien cercasse volutamente di non mescolare le sue credenze religiose con i suoi racconti ( per quanto essi riflettessero, ovviamente, le sue convinzioni ), in questo brano si nota chiaramente la religiosità del Professore, pur non andando ( secondo me ) ad inficiare il valore del testo come narrativa. Se sentir parlare delle convinzioni religiose cristiane vi turba, saltate pure agli ultimi paragrafi, dove vi è qualcosa di interessante ( per lo meno, se siete tipi romantici :) )
    Fra parentesi quadra, ho riportato le note al testo che lo stesso Professor Tolkien ha aggiunto, mentre i numeri fra parentesi tonda riportano le note di Christopher Tolkien; queste ultime non le ho ancora tradotte, quindi per il momento non ci sono... Comunque, non vi anticipo altro!


    ATHRABETH FINROD AH ANDRETH

    nonostante quest'opera notevole e fin qui sconosciuta, " il dibattito fra Finrod e Andreth ", sia ambientata in un'epoca dei Giorni Antichi posteriore a quella raggiunta da questo libro, deve senza dubbio essere riportata qui a riconoscimento del suo legame, sia temporale che di contenuto, con gli scritti e le revisioni della cosiddetta "Seconda Fase" della storia della stesura del Silmarillion, posteriore alla pubblicazione del Signore degli Anelli. Ho ritenuto più giusto riportare separatamente questo testo in una sezione a sé di questo libro, piuttosto che unirlo alla miscellanea di scritti riportati nella Sezione numero 5, poiché a differenza di questi ultimi risulta essere un'opera notevole e completa, e vi sono riferimenti ad essa in altri testi che lasciano intendere che per mio padre si trattava di un'opera dotata di una certa "autorità".
    La situazione in cui il testo si svolge, per quel che riguarda il racconto del Dibattito in sé, è semplice: vi è un manoscritto (A), molto simile in stile e forma alle Leggi e Costumi Fra Gli Eldar, essendo anch'esso chiaro e scorrevole - sebbene in questo caso esistano anche alcune pagine di una bozza, da cui si intuisce che dovrebbero esservene delle altre ( vedi pp.350 ). vi sono anche due dattiloscritti corretti poi a mano, realizzati in maniera indipendente rispetto al manoscritto, in seguito alle correzioni ad esso apportate. Uno di essi (B), probabilmente il primo ad essere realizzato, è di scarso valore: sono presenti numerosi errori, ed esso è stato revisionato molto superficialmente da mio padre senza apportare quasi nessuna correzione. L'altro (C), esistente anche in copia carbone, è un testo migliore ma non senza errori; venne riletto con più attenzione, e vi vennero introdotti alcuni cambiamenti di minore entità, ma non vennero notati alcuni errori poiché non venne evidentemente raffrontato con il manoscritto. Il testo qui riprodotto è dunque quello stabilito dal manoscritto, cui ho inglobato le correzioni apportate nei dattiloscritti.
    Nessuno dei dattiloscritti dell'Athrabeth ha un titolo; entrambi iniziano con le parole " accadde un tempo in primavera... "(p.307). Il manoscritto invece, ha un titolo che recita " della Morte e dei Figli di Eru, e della Corruzione degli Uomini" ( con un altro titolo, o sottotitolo, aggiunto in seguito: " la Conversazione di Finrod e Andreth "), e quella che nel dattiloscritto è la frase di apertura è qui preceduta da due pagine d'introduzione. L'introduzione a questa "Conversazione" è in effetti il prosieguo di un saggio che mio padre poi rimosse e che considerò separatamente: vedi pp.424, dove questo testo viene riportato con il titolo "Aman".
    Questa sezione introduttiva venne in seguito battuta a macchina da mio padre, che ne realizzò anche una copia carbone, utilizzando la nuova macchina da scrivere ( vedi p.300), ed attaccata all'inizio dei dattiloscritti corretti manualmente di C. Non sono presenti né titolo né intestazione. Durante la battitura, esso venne modificato in modo sostanziale; ma la sostanza della versione manoscritta venne largamente mantenuta; infatti si notano pochissime variazioni rispetto ad essa (vedi pp.305-6).
    Per quel che riguarda la datazione di questo lavoro:il fatto che venne scritto dopo il completamento del manoscritto delle Leggi e Costumi fra gli Eldar risulta evidente da alcuni commenti che mio padre scrisse alla fine " vedi una trattazione completa di questo argomento nell'Athrabeth Finrod ah Andreth ", e " vedi Athrabeth" (pp.251-2). È anche evidente che venne realizzato in seguito al dattiloscritto B delle Leggi e i Costumi, poiché vi viene utilizzata la parola hröa(r), un termine che rimpiazzó la forma hrondo(r) nel dattiloscritto in seguito ad una frettolosa correzione (p.209). Il testo e l'elaborato commentario ad esso collegato ( dattiloscritto con la nuova macchina da scrivere ) sono conservati in un fascicolo di quotidiani di Gennaio del 1960; e risulta evidente da quanto scritto nei quotidiani ( vedi p.329) che il manoscritto era già stato completato quando i giornali vennero usati per questo scopo. È naturalmente vero che questo non risulta essere un elemento probante per indicare che Gennaio 1960 fosse stato il terminus ad quem, poiché l'utilizzo dei giornali per questo scopo potrebbe risalire ad un periodo indefinitamente successivo al completamento dell'opera; anche se mi sembra molto improbabile, quindi ritengo che il manoscritto possa essere collocato nel 1959. L'unico elemento che potrebbe essere portato contro questa teoria è che le poche pagine della bozza sono state tutte scritte su stralci di documenti risalenti al 1955; ma se mio padre avesse posseduto una riserva di questi documenti, cosa che mi sembra verosimile, starebbe solo ad indicare che l'epoca della prima composizione dell'Athrabeth non può essere precedente a quell'anno. D'altro canto si deve ritenere perfettamente possibile che mio padre abbia lavorato a quest'opera in momenti diversi per un lungo periodo di tempo.
    Segue qui l'introduzione alla versione dattiloscritta:

    " gli Eldar appresero che, secondo la tradizione degli Edain, gli Uomini credevano che i loro hroar non fossero per natura destinati ad una vita breve, ma che fossero stati resi tali dalla malizia di Melkor. Non era chiaro agli Eldar cosa gli Uomini intendessero: se si riferissero, cioè, al deturpamento di Arda in generale ( cosa che essi stessi ritenevano essere causa del declino dei loro propri hroar ); oppure ad una particolare malizia operata contro gli Uomini come tali, avvenuta nelle epoche oscure precedenti all'incontro fra Edain ed Eldar nel Beleriand; o ad entrambe. Ma gli Eldar ritenevano che, se la mortalità degli Uomini fosse derivata da un atto particolare di malizia, la natura degli Uomini doveva allora essere stata gravemente danneggiata rispetto all'iniziale progetto di Eru; e ciò era motivo di stupore e profonda inquietudine per essi, perché, se così fosse stato, il potere di Melkor doveva essere ( o essere stato agl'inizi) di gran lunga maggiore di quanto gli stessi Eldar avessero compreso; ed inoltre la natura originaria degli Uomini doveva essere stata assai strana e diversa da quella di tutti gli altri abitanti di Arda.
    Riguardo queste questioni è ricordato nelle antiche tradizioni degli Eldar che una volta Finrod Felagund e Andreth la Saggia ebbero un dibattito molto tempo fa. Questo racconto, che gli Eldar chiamano Athrabeth Finrod ah Andreth, è qui riportato in una delle forme in cui è stato conservato.

    Finrod ( figlio di Finarfin figlio di Finwe ) era il più saggio fra i Noldor esiliati, essendo più interessato di chiunque altro in speculazioni sapienziali ( più che nella realizzazione di oggetti o l'abilità manuale ); ed era di conseguenza estremamente ansioso di scoprire rutto ciò che poteva riguardo il popolo degli Uomini. Fu lui che incontrò per primo gli Uomini nel Beleriand e vi strinse amicizia; e per queste ragioni era spesso chiamato dagli Eldar Edennil, "amico degli Uomini". Suo principale amore andava al popolo di Beor il Vecchio, poiché essi aveva incontrato per primi nei boschi del Beleriand dell'est.
    Andreth era una donna della Casa di Beor, sorella di Bregor padre di Barahir ( il cui figlio fu Beren il Monco il rinomato ). Essa era saggia, ed erudita nelle tradizioni degli uomini e nei loro racconti; per questa ragione era chiamata dagli Eldar Saelind, Cuore Saggio.
    Fra i saggi vi erano alcune donne, grandemente stimate fra gli Uomini, specialmente per quel che riguarda la conoscenza delle antiche leggende. Un'altra donna Saggia era Adanel, sorella di Hador Lorindol che fu un tempo Signore del popolo di Marach, le cui tradizioni e gli usi, oltre che il linguaggio, eran diversi da quelli del popolo di Beor. ma Adanel sposò un congiunto di Andreth, Belemir della Casa di Beor: egli era nonno di Emeldir, madre di Beren. Nella giovinezza Andreth aveva vissuto a lungo nella casa di Belemir, e in questo modo aveva appreso da Adanel molto della tradizione del popolo di Marach, andando ad affiancare le conoscenze del proprio stesso popolo.
    Nei giorni di pace che precedettero la rottura dell'Assedio di Angband da parte di Melkor, Finrod si recò spesso in visita da Andreth, cui era legato da una grande amicizia, poiché trovava che essa fosse più pronta nell'impartirgli le sue conoscenze rispetto alla maggior parte dei Saggi degli Uomini; un'ombra sembrava aduggiarli, gravando sul loro passato, ombra di cui erano restii a parlare persino fra di loro, ed essi provavano timore per gli Eldar e non facilmente gli avrebbero rivelato i loro pensieri o le loro leggende. In effetti la maggior parte fra i saggi degli Uomini ( che erano pochi ) tendevano perlopiù a tener segrete le proprie conoscenze, e a concederle solo a coloro che essi personalmente sceglievano."

    La principale differenza fra il manoscritto e le versioni dattiloscritte di quest'introduzione riguardano l'espansione della genealogia della casa di Beor, poiché riguardo ciò il manoscritto fornisce alcune informazioni supplementari riguardo Adanel:

    " Un'altra donna Saggia, sebbene appartenente ad una differente Casata ed esperta di una diversa tradizione, era Adanel sorella di Hador. Ella sposò Belemir della Casa di Beor, nipote di Belen figlio secondogenito di Beor il Vecchio, al quale le conoscenze di Beor ( poiché anche Beor era stato un Saggio ) vennero principalmente trasmesse. Grande affetto vi era fra Belemir e Andreth sua più giovane congiunta ( figlia del suo secondo cugino Boromir ), ed ella dimorò a lungo nella sua casa, e in questo modo apprese molto anche delle tradizioni del " Popolo di Marach " e della Casa di Hador da Adanel."

    Se ai riferimenti genealogici del Silmarillion pubblicato ( pp. 142,148 e l'indice alla voce Emeldir ) si aggiungessero le informazioni derivanti dall'introduzione dell'Athrabeth, ne deriverebbe il seguente albero genealogico: Beor il Vecchio ebbe due figli, Baran e Belen. Baran ebbe come figlio Boron, che ebbe come figlio Boromir; Belen ebbe un figlio che a sua volta ebbe per figlio Belemir. Boromir ebbe due figli, Andreth e Bregor, e Belemir sposò Adanel sorella di Hador ed ebbe da lei Beren padre di Emeldir; mentre Bregor ebbe due figli, Bregolas e Barahir. Dal matrimonio fra Barahir e Emeldir nacque Beren il Monco.

    Naturalmente, la maggior parte delle informazioni genealogiche riguardanti la casa di Beor per il Silmarillion pubblicato derivano dal lavoro realizzato in seguito alla stesura del Isda: in QS e negli Annali del Beleriand ( AB 2 ) il padre di Beren, Barahir, è il figlio di Beor il Vecchio, e il Popolo di Marach ancora non era comparso.
    Altre differenze presenti nella versione manoscritta dell'introduzione sono le affermazioni che Andreth " imparò anche tutto ciò che poté riguardo gli Eldar" e che Finrod veniva spesso chiamato dagli Eldar " Atandil ( o Edennil )". ( vedi il Glossario dell'Athrabeth a p. 349 )

    Nella prima nota a pie' di pagina riportata all'inizio del racconto, riguardo la data si dice che l'Athrabeth ebbe luogo " intorno al 409 durante la Lunga Pace ( 260-455)". Nell'anno 260 Glaurung comparve per la prima volta dai cancelli di Angband, e nel 455 ebbe luogo la Dagor Bragollach o la Battaglia della Fiamma Improvvisa, quando venne infranto l'assedio di Angband. Secondo la vecchia cronologia ( vedi v.130, 274; ancora conservata negli Annali Grigi del 1951 ) Finrod Felagund aveva incontrato Beor ai piedi dei monti Azzurri nell'anno 400, ma a questo punto dell'elaborazione la data era stata spostata indietro di novant'anni, al 310 ( terza nota al testo ).
    Segue ora il Dibattito fra Finrod e Andreth, di cui è già stata fatta notare l'assenza di titolo nei dattiloscritti ( B e C ), e che nel manoscritto originario (A) prosegue direttamente dall'introduzione senza ulteriore titolatura.

    " accadde un tempo in primavera [ nota a pie' di pagina: nell'anno 409 circa durante la Lunga Pace ( 260-455). In quest'epoca Belemir e Adanel erano anziani secondo la conta degli anni degli Uomini, essendo entrambi intorno ai settant'anni; ma Andreth era ancora nel pieno della maturità, non avendo ancora 50 anni ( ne aveva 48 ). Era nubile, cosa non insolita fra le donne Sapienti del popolo degli Uomini.] che Finrod fosse ospite per qualche tempo nella casa di Belemir; e si trovò a parlare con Andreth la Saggia riguardo gli Uomini e il loro Fato. Poiché in quel tempo Boron, Signore della gente di Beor, era appena trapassato, subito dopo Yule, e Finrod ne era addolorato.
    " Triste è per me " egli disse, " il rapido trapassare della vostra gente. Poiché ora Boron padre di vostro padre se ne è andato; e sebbene fosse anziano, mi dite, secondo il trascorrere degli anni degli Uomini[ nota a pie' di pagina : aveva 93 anni ], ho avuto tuttavia modo di conoscerlo per troppo poco tempo. In effetti, poco tempo mi sembra esser trascorso da quando incontrai per la prima volta Beor [ nota a pie' di pagina: nel 310, 100 anni prima di questi avvenimenti ] nell'est di questa Regione, eppure ora egli se ne è andato, e così i suoi figli, e anche il figlio di suo figlio."
    " sono ormai trascorsi più di cento anni" disse Andreth " da quando valicammo le montagne; e Beor e Baran e Boron hanno tutti vissuto oltre il novantesimo anno d'età. Il nostro trapasso era più rapido prima che raggiungessimo queste terre".
    " quindi qui vi trovate bene? " disse Finrod.
    " Se ci troviamo bene? " disse Andreth, " nessun cuore d'Uomo ha mai pace in alcun luogo. Tutti i trapassi e le morti sono un dolore per essi; ma se il declino è meno rapido, anch'esso allora può essere una forma di ammenda, un lieve sollevarsi dell'Ombra".
    " cosa intendete con questo? " disse Finrod.
    " Di certo ben lo sapete! " disse Andreth. " l'oscurità che ora è confinata nel Nord, ma un tempo ", e qui ella fece una pausa e i suoi occhi si rabbuiarono, come se la sua mente si fosse allontanata verso anni neri che è bene dimenticare, " ma un tempo essa aduggiava tutta la Terra di Mezzo, mentre voi dimoravate nella vostra Gioia".
    " la mia domanda non riguardava l'Ombra" disse Finrod. " cosa intendete, voglio dire, con il sollevarsi di essa? E in che modo il rapido trapasso degli Uomini vi è collegato? Anche voi, così riteniamo ( essendo stati istruiti dai Grandi che sanno ), siete figli di Eru, e il vostro fato e la vostra natura da Lui dipendono".
    " vedo" disse Andreth, " che in questo voi Elfi Alti non differite dal vostro popolo minore che abbiamo incontrato per il mondo, sebbene essi non abbiano mai dimorato presso la Luce. Tutti voi Elfi ritenete che la nostra rapida morte sia parte della nostra natura autentica. Che siamo fragili e poco perduranti, e voi forti e durevoli. Saremo pure " Figli di Eru", come voi professate nelle vostre tradizioni; ma siamo bambini anche rispetto a voi: forse adatti ad essere amati un pochino, e tuttavia creature di minor valore, sulle quali poter gettare uno sguardo dall'alto del vostro potere e della vostra sapienza, con un sorriso, o con pietà, o con uno scuotimento di capo".
    " ahimè, dite vicino al vero", disse Finrod, " perlomeno per quel che riguarda buona parte del mio popolo; ma non per tutti, e di certo non per me. Ma tenete bene in conto questo, Andreth: quando vi chiamiamo " Figli di Eru" non lo facciamo con leggerezza; poiché questo nome noi non pronunciamo mai per scherzo o senza piena intenzione. Quando così parliamo, parliamo per conoscenza, non per mera tradizione elfica; e proclamiamo che voi siete nostri congiunti, di parentela assai più stretta ( sia in hröa che in fëa) rispetto a quella che lega assieme tutte le altre creature di Arda, e che lega noi ad esse.
    Anche altre creature amiamo della Terra di Mezzo, nel loro particolare grado e misura: le bestie e gli uccelli che sono nostri amici, gli alberi, e anche i fiori graziosi che trapassano più rapidi degli Uomini. Il loro trapasso ci addolora; ma lo riteniamo parte della loro natura, così come la loro forma e il colore.
    Ma per voi, che siete nostri più prossimi parenti, il dolore è di gran lunga maggiore. E tuttavia, se consideriamo la brevità della vita che caratterizza tutta la Terra di Mezzo, non dovremmo forse credere che anche la vostra brevità sia parte della vostra natura? Il vostro popolo non la pensa anch'esso così? Eppure dalle vostre parole e dalla loro amarezza mi sembra di capire che ci riteniate in errore".
    " io ritengo che voi siate in errore, e con voi tutti coloro che la pensano allo stesso modo" disse Andreth, " e che questo errore stesso derivi dall'Ombra. ma parlando degli Uomini, alcuni ritengono una cosa e altri un'altra; eppure la maggior parte, ragionando poco, sosterrà sempre che ciò che in questo mondo è di breve durata lo è sempre stato, che ci piaccia o meno. Ma alcuni la pensano diversamente; gli uomini chiamano essi " Saggi", ma gli prestano poca attenzione. Poiché essi non parlano con sicurezza o tutti secondo una stessa opinione, non possedendo essi alcuna conoscenza certa come quella di cui voi vi vantate, ma essendo costretti a fare affidamento sulle " tradizioni", dalle quali la verità ( nel caso sia presente ) dev'essere estrapolata. E con ogni estrapolazione vi è una pula che si mescola al grano così trebbiato, e senza dubbio vi è anche del grano mescolato alla pula scartata.
    Pure, nel mio popolo, di Saggio in Saggio fin dai tempi oscuri, è stata tramandata la voce secondo cui gli Uomini non sono ora come furono un tempo, né come la loro vera natura era agli inizi. E ancora più chiaramente ciò è espresso dai Saggi del Popolo di Marach, nella cui memoria è conservato altro nome per Colui che voi chiamate Eru, sebbene Esso nel mio popolo sia stato quasi dimenticato. Così ho appreso da Adanel. Essi dicono chiaramente che gli Uomini non sono per loro natura dotati di vita breve, ma che sono divenuti tali a causa della malizia del Signore dell'Oscurità di cui noi non pronunciamo il nome".
    " questo posso ben crederlo" disse Finrod, " che i vostri corpi abbiano sofferto in certa misura della malizia di Melkor. Poiché voi vivete in Arda Deturpata, proprio come noi, e tutta la materia di Arda è stata da lui avvelenata, prima che voi o noi giungessimo e traessimo da essa i nostri hroar e il sostentamento per essi: tutta la materia, salvo forse che in Aman prima che egli vi giungesse (1). Sappi infatti che non è diversamente neppure per gli stessi Quendi(2): la loro salute e statura ne è stata diminuita. Già coloro che abitano la Terra di Mezzo, e financo noi che vi siamo ritornati, ci accorgiamo che il cambiamento (3) dei nostri corpi è più rapido che agli inizi. E questo, ritengo, deve prevedere che essi dimostreranno di essere meno saldi nel perdurare di quanto non fossero stati intesi essere, sebbene questo potrebbe non rivelarsi ancora per molti lunghi anni.
    E allo stesso modo per i hroar degli Uomini, essi si rivelano più deboli di quel che dovrebbero essere. Per questa ragione dunque, accade che qui all'Ovest, dove un tempo il suo potere a stento giungeva, voi godiate di maggiore salute, come voi dite".
    " no, no!" disse Andreth, " non avete compreso le mie parole. Perché voi la pensate tutti allo stesso modo, mio Signore: gli Elfi sono gli Elfi, e gli Uomini sono Uomini, e sebbene essi abbiano un Nemico comune, dal quale hanno entrambi subito offesa, tuttavia l'intervallo prescritto rimane quello che vi è fra i Signori e gli umili, i Primogeniti alti e durevoli, i successivi piccoli e di breve servizio.
    Tutto questo non proviene dalla Voce che i saggi udirono giungere dall'oscurità e da oltre essa. No, Sire, i Saggi fra gli Uomini dicono questo: " noi non siamo stati creati per la morte, né nati per morire. La Morte ci è stata imposta." E, osservate!, la paura della morte è sempre con noi, e noi la rifuggiamo sempre, come il cervo con il cacciatore. Ma io personalmente ritengo che non vi sia fuga per noi entro questo mondo, no, neppure se avessimo potuto giungere presso la Luce al di là del Mare, o in Aman come voi la chiamate. Con questa speranza partimmo e viaggiammo per molte vite d'Uomo; ma la speranza si è rivelata vana. Così sostenevano i Saggi, eppure questo non frenò la marcia, poiché come ho detto, viene loro prestata poca attenzione. Ed ecco!, siamo fuggiti dall'Ombra sino alle rive ultime della Terra di Mezzo, solo per scoprire che egli è qui, davanti a noi!"
    Allora Finrod rimase silenzioso; ma dopo qualche istante disse:" queste parole sono misteriose e terribili. E voi parlate con l'amarezza di chi abbia visto il proprio orgoglio umiliato, e cerchi dunque di ferire coloro con cui discorra. Se tutti i Saggi fra gli Uomini parlano a questo modo, riesco bene a credere che voi abbiate sofferto di qualche terribile offesa. Ma essa non proviene dal mio popolo, né da alcuno dei Quendi. Se noi siamo quel che siamo, e voi siete così come vi abbiamo trovati, ciò non dipende da alcuna azione da noi commessa, né da un nostro desiderio; e la vostra infelicità non ci rende gioiosi né nutre il nostro orgoglio. Uno soltanto parlerebbe così: il Nemico che voi non nominate.
    Guardati dalla pula nel tuo grano, Andreth!, perché può rivelarsi mortale: menzogne del Nemico che dall'invidia genereranno odio. Non tutte le voci che vengono dall'oscurità dicono il vero a quelle menti che vadano in cerca di estranee notizie.
    Ma chi vi inferse codesta ferita? Chi vi impose la Morte? Melkor, o qualunque altro nome voi abbiate per lui in segreto, ciò risulta evidente dalle vostre parole. Poiché voi parlate della morte e della sua Ombra, come se esse fossero una cosa sola; e come se, fuggendo dall'Ombra, voi poteste sfuggire anche alla Morte.
    Ma queste due cose non sono una unica, Andreth. Questo è quel che penso, o altrimenti la morte sarebbe del tutto assente in questo mondo, che non è stato progettato da lui, ma da un Altro. No, Morte è il nome che noi diamo a qualcosa che è stato avvelenato, e per questa ragione essa suona come malvagia; eppure, non violata, il suo nome sarebbe gradevole.(4)"
    " cosa sapete, voi, della morte? Voi non ne avete paura perché non la conoscete (5)" disse Andreth.
    " l'abbiamo veduta, e la temiamo" rispose Finrod. " anche noi possiamo morire, Andreth; e delle morti sono avvenute. Il padre di mio padre è stato crudelmente assassinato, e molti lo hanno seguito, esuli nell'oscurità, nei crudeli ghiacci, nel mare insaziabile. Anche nella Terra di Mezzo siamo morti, per fuoco e fumi, per veleno o lame crudeli nella battaglia. Feanor è morto, e Fingolfin venne schiacciato sotto il piede di Morgoth (6).
    E tutto questo, per quale scopo? Per abbattere l'Ombra o, se questo non fosse possibile, per impedirle di diffondersi di nuovo su tutta la Terra di Mezzo... Per difendere i Figli di Eru, Andreth, tutti i figli di Eru e non solo gli orgogliosi Eldar!"
    " avevo udito " disse Andreth, " che fu per riappropriarvi del vostro tesoro che il vostro Nemico rubò; ma può darsi che la Casa di Finarfin non sia in sintonia con i Figli di Feanor. E tuttavia, nonostante tutto il vostro valore, dico ancora:" cosa sapete, voi, della morte? " . Per voi essa può giungere nel dolore, può risultare amara, e una perdita... Ma solo per qualche tempo, un piccolo furto dall'abbondanza, a meno che non mi sia stato riferito il falso. Poiché voi dite che, morendo, non abbandonate il mondo, e che potete tornare alla vita.
    Diverso è per noi: La nostra è una vera morte, e noi usciamo da questo mondo per non tornarvi più. La Morte è una fine definitiva, una perdita irrimediabile. Ed è abominevole; poiché essa è anche un torto che ci è stato inflitto".
    " percepisco questa differenza " disse Finrod. " voi direste che esistono due tipi di morte: una è una ferita e una perdita ma non una fine, l'altra è fine irrimediabile; e che i Quendi soffrono solo della prima?"
    " si, ma vi è anche un'altra differenza" disse Andreth. " una di esse è una delle sofferenze di questo mondo, che l'audace, o il forte, o il fortunato, può sperare di evitare. L'altra è morte ineluttabile; morte il cacciatore cui da ultimo non si può sfuggire. Che un uomo sia forte, o svelto, o ardito; sia egli saggio o sciocco; che sia malvagio, o che in ogni atto della vita sia giusto e misericordioso, che ami il mondo o lo disprezzi, è condannato a morire, e ad abbandonarlo - una carogna che gli altri uomini desidereranno nascondere alla vista o bruciare".
    " e in codesta caccia, non hanno speranza, gli Uomini? " disse Finrod.
    " non hanno certezza né sapere, solo timori, e sogni nell'oscurità" rispose Andreth. " ma la speranza? La speranza, questa è un'altra cosa, di cui persino i Saggi non parlano che raramente". Allora la sua voce si addolcì." tuttavia, Sire Finrod della casa di Finarfin, appartenente agli alti e possenti elfi, forse potremmo parlarne presto, voi ed io".
    " è possibile che presto potremo " disse Finrod, " ma per il momento camminiamo nelle tenebre della paura. Fin'ora, comunque, la maggior differenza che abbia percepito fra Elfi e Uomini è nella sveltezza della fine. In questo soltanto. Poiché se pensate che per i Quendi non vi sia fine ineluttabile, vi sbagliate.
    Nessuno di noi ora sa, salvo forse i Valar, quale sia il futuro di Arda, o quanto ancora sia ordinato che essa perduri. Ma essa non durerà per sempre. Fu fatta da Eru, eppure Egli non è in essa. Solo l'Uno non ha confini. Arda, ed Ëa stessa, deve di conseguenza essere Finita. Voi ci vedete, noi Quendi, ancora nei primi anni della nostra esistenza, quando la fine è ancora lontana, come forse fra di voi può apparire la morte ad un giovane nel pieno delle forze; salvo che noi abbiamo già molti anni di vita e di pensiero dietro le spalle. Ma la fine giungerà. Questo, tutti noi lo sappiamo. E allora moriremo; ne verremo totalmente distrutti, così sembra, poiché noi apparteniamo ad Arda ( in hroa e fea )(7). E cosa verrà, dopo di ciò?" Ce ne andremo per non tornare più ", come voi dite; " la fine definitiva, l'irrimediabile perdita? "
    " Il nostro cacciatore è lento, ma non smarrisce mai il percorso. E dopo il giorno in cui egli soffierà nel suo corno da caccia(8), non abbiamo alcuna certezza, alcuna conoscenza. E nessuno ha mai rivolto a noi parole di speranza."
    " non ero a conoscenza di tutto ciò" disse Andreth, " e tuttavia... "
    " e tuttavia almeno il nostro cacciatore è lento, vorreste dire?" disse Finrod. " vero. Ma non mi sembra certo che un destino a lungo temuto e rimandato sia in un qualsiasi modo un dolore meno intenso di uno che presto giunga. Ma se ben vi ho compreso fino ad ora, voi ritenete che questa differenza non fosse stata concepita in origine. Che all'inizio non eravate destinati ad una rapida fine.
    Molto potrebbe essere detto riguardo questa convinzione ( che sia esatta oppure no ). Ma prima di tutto vi vorrei domandare: come pensate che ciò sia avvenuto? Io ho supposto che fosse per la malizia di Melkor, e voi non lo avete negato. Ma ora mi rendo conto che non vi riferivate all'Avvilimento che ogni cosa soffre in Arda Deturpata; ma piuttosto ad un colpo inferto per speciale inimicizia verso il vostro popolo, contro gli Uomini come tali. Non è così?"
    " è esattamente come dite".
    " se è così, è motivo di terrore " rispose Finrod, " Noi conosciamo Melkor, il Morgoth, e lo sappiamo essere potente. Sì, io l'ho veduto, e ho udito la sua voce; e sono stato cieco, nella notte che è al cuore della sua Ombra, di cui voi, Andreth, nulla sapete, se non per sentito dire e dalla memoria del vostro popolo. Ma mai, neppure in quella notte, abbiamo creduto che egli potesse prevalere contro i Figli di Eru. Alcuni potrebbe ingannarne, altri corrompere; ma mutare il destino di tutto un popolo dei Figli, di derubarli della loro eredità: se potesse far questo contro il volere di Eru, allora di gran lunga più vasto e terribile è egli, di quanto avessimo immaginato; se così fosse, tutto il valore dei Noldor non sarebbe che presunzione e follia - no, Valinor stessa e i monti delle Pelóri sarebbero costruiti sulla sabbia".
    " osservate!" disse Andreth, " non ho forse detto che voi non conoscete la morte? Ecco!, anche quando siete costretto a fronteggiarla nel pensiero soltanto, mentre noi la conosciamo nei fatti e nella mente per tutta la nostra vita, d'improvviso cadete nella disperazione. Noi sappiamo, anche se voi non sapete (9), che l' Innominabile è Signore di questo Mondo, e che il vostro valore, e anche il nostro, è follia; o che almeno è infruttuoso".
    " guardati!", disse Finrod, " guardati dal pronunciare l'impronunciabile, volontariamente o nell'ignoranza, confondendo Eru con il Nemico che amerebbe che tu lo facessi. Non è lui il Signore di questo Mondo, ma l'Uno che lo creò, e suo reggente è Manwe, l'Antico Re di Arda benedetta.
    No, Andreth, la mente può essere oscurata e sconvolta; si può venir piegati, pur detestandolo; si può sfuggirgli senza rifiutarlo; si può amare il corpo e al contempo disprezzarlo, disgustarsi della sua carogna: tutto ciò può provenire da Melkor, di certo. Ma condannare gli immortali alla morte, di padre in figlio, e tuttavia lasciare in essi la memoria di un'eredità strappata, e il desiderio per ciò che è perduto: potrebbe Morgoth fare questo? No, io dico. E per questa ragione ho detto che se la vostra storia fosse vera, allora tutto in Arda sarebbe vano, dal pinnacolo dell'Oiolosse fino al più profondo degli abissi. E per questo non credo alla vostra storia. Nessuno avrebbe potuto fare questo, salvo l'Uno.
    Dunque a voi dico, Andreth, cos'avete fatto voi, voi Uomini, tanto tempo fa, nell'oscurità ? In che modo avete incollerito Eru? Perché altrimenti tutti i vostri racconti non sono che oscuri sogni generati da un'Oscura Mente. Mi dirai quel che sai o che hai udito?"
    " Non lo farò" disse Andreth. " Noi non parliamo di queste questioni ad altri che non siano della nostra razza. Ma in ogni caso i Saggi al riguardo sono incerti e vi sono voci contrarie; perché qualsiasi cosa sia accaduta, tanto tempo fa, le siamo sfuggiti; abbiamo cercato di dimenticare, e così a lungo abbiamo tentato che ormai non siamo in grado di ricordare un'epoca in cui non fossimo come ora siamo - salvo che in leggende di giorni in cui la morte giungeva meno svelta e in cui la durata della nostra vita era ancora assai lunga, ma già vi era la morte".
    " non siete in grado di ricordare?" disse Finrod. " non vi sono racconti dei giorni prima della morte, anche se voi non voleste narrarli a degli estranei?"
    "Forse" disse Andreth, " se non fra la mia gente, allora può darsi fra la gente di Adanel". Ella tacque, fissando il fuoco.
    " credete che nessuno sappia, salvo voi stessi?" disse Finrod infine. " forse che i Valar non sanno?"
    Andreth alzò lo sguardo e i suoi occhi si oscurarono. " i Valar?" ella disse. " come potrei io saperlo, o qualunque altro Uomo? I Valar non ci hanno infastidito con cure o istruzione. Non ci hanno inviato alcuna chiamata".
    " cosa sapete di loro?" disse Finrod. " io li ho veduti e ho abitato fra di essi, e alla presenza di Manwe e Varda mi sono levato nella Luce. Non parlate di loro a questo modo, né di null'altro che sia tanto al di sopra di voi. Queste parole vennero fuori per la prima volta dalla Bocca Mendace.
    " non vi è mai venuto in mente, Andreth, che voi stessi in epoche da lungo trascorse avreste potuto mettervi al di fuori della loro cura, al di là del loro aiuto? O perfino che voi, i Figli degli Uomini, siate cosa che essi non sono in grado di governare? Perché voi siete troppo grandi per essi. Sì, intendo quel che dico, e non solo per lusingare il vostro orgoglio: troppo grandi. Soli padroni di voi stessi entro i confini di Arda, sotto la mano dell'Uno. Guardatevi dunque dalle vostre parole! Se non volete parlare ad altri della vostra ferita o di come vi pervenne, fate attenzione, per tema che ( come inesperti cerusici ) voi mal giudichiate codesta ferita, o per orgoglio ne attribuiate erroneamente la colpa .
    Ma volgiamoci ora ad altre questioni, poiché non intendete parlarmi oltre di questo argomento. Vorrei considerare invece la vostra precedente condizione, prima che questa ferita giungesse. Poiché anche quel che dite al riguardo è per me fonte di stupore, ed è di difficile comprensione. Voi dite: " noi non fummo creati per la morte, né nati per morire". Cosa intendete: che eravate come noi siamo, o in alte modo?"
    " codesta tradizione non vi prende in considerazione in alcun modo" disse Andreth, " poiché nulla sapevamo degli Eldar. Noi consideriamo solo il morire e il non-morire. Di una vita lunga quanto la vita del mondo e non oltre mai avevamo udito; e fino ad ora nulla di simile si era mai affatto affacciato alla mia mente".
    " parlando sinceramente" disse Finrod, " avevo creduto che questa vostra convinzione, che anche voi non foste fatti per la morte, fosse nient'altro che un sogno del vostro orgoglio, alimentato dall'invidia per i Quendi, per eguagliarli o sorpassarli. Non è così, mi direte. Eppure molto distante da queste terre voi incontraste altre genti dei Quendi, e con alcuni di essi stringeste amicizia. Eravate allora già mortali? Non parlaste mai con loro della vita e della morte? E tuttavia anche senza farne parola essi avrebbero presto scoperto la vostra mortalità, e da tempo voi stessi avreste percepito che essi non muoiono".
    " non è così, dico invero." rispose Andreth, " avremmo potuto essere mortali quando per la prima volta incontrammo i Quendi lontano da qui, o avremmo potuto non esserlo: le nostre tradizioni non lo dicono, o per lo meno non ne parla nessuna di mia conoscenza. Ma già allora avevamo le nostre tradizioni, e non necessitavamo di nessun insegnamento al riguardo da parte degli Elfi: sapevamo che all'origine eravamo stati concepiti per non morire mai. E con questo, mio Sire, intendiamo: nati per la vita eterna, senz'alcuna ombra di una fine."
    " ed hanno considerato, i Saggi della vostra gente, quanto strana sarebbe la vera natura che essi dicono appartenere agli Atani?" disse Finrod.
    " è davvero poi così strana?" disse Andreth. " molti dei saggi sostengono che nella loro vera natura nessuna cosa vivente dovrebbe morire".
    " riguardo a ciò, gli Eldar direbbero che vi sbagliate", disse Finrod. " per noi, le vostre pretese per il popolo degli Uomini sono misteriose, e in effetti difficili da accettare, per due ragioni. Voi sostenete, se invero comprendete appieno le vostre stesse parole, di avere avuto corpi imperituri, senza limiti entro i confini di Arda, e al contempo derivati dalla sua stessa materia e sostentati da essa. E voi ritenete anche ( sebbene questo possiate non averlo percepito ) di aver avuto fear e hroar che fin dall'inizio non furono in armonia. Eppure armonia fra fear e hroar è, noi crediamo, essenziale alla vera natura non deturpata di tutti gli Incarnati: i Mirroanwi(10), come noi chiamiamo i Figli di Eru".
    " comprendo la prima difficoltà" disse Andreth, " e al riguardo i nostri Saggi hanno le loro proprie risposte. La seconda, come avevate presunto, non la percepisco".
    " No?" disse Finrod. " allora non riuscite a vedervi chiaramente. Ma accade sovente che amici e congiunti vedano senza difficoltà cose che sono nascoste ai loro stessi amici.
    Noi Eldar siamo vostri congiunti, ed anche vostri amici ( se mi vorrete credere ), e già abbiamo avuto modo di osservavi per tre vite d'Uomo con amore e interesse e molta riflessione. Di ciò siamo dunque ormai certi indiscutibilmente, o altrimenti tutta la nostra conoscenza sarebbe vana: i fear degli Uomini, sebbene invero strettamente imparentati ai fear dei Quendi, tuttavia non sono come i loro. Per strano che ci sembri, vediamo chiaramente che i fear degli Uomini non sono, come i nostri, confinati in Arda, e che Arda non è la loro casa.
    Potete forse negarlo? Ora, noi Eldar non neghiamo che voi amiate Arda e tutto ciò che essa contiene (fin dove siete liberi dall'Ombra ), forse tanto quanto l'amiamo noi. Eppure, diversamente. Ciascuno dei nostri popoli percepisce Arda in modo diverso, e ne apprezza le bellezze in maniere e gradi differenti. Come potrei spiegarmi? La differenza che vi è mi sembra simile a quella di chi visiti un paese straniero, e vi abiti per qualche tempo ( ma non ne abbia necessità ), e chi abbia sempre vissuto in questo paese ( e non possa fare altrimenti ). Al primo, ogni cosa che veda sembrerà nuova e misteriosa, e in qualche misura amabile. Per l'altro, ogni cosa risulta familiare, essendo le uniche cose che egli possa chiamare proprie, e in tale misura preziose".
    " in tal modo, voi percepite gli Uomini come ospiti" disse Andreth.
    " avete detto la parola giusta" disse Finrod:" questo è il nome che noi vi abbiamo dato".
    " Altezzosi come sempre" disse Andreth. " ma anche se fossimo nient'altro che ospiti in una terra in cui ogni cosa sia di vostra proprietà, mio Signore, come voi dite, ditemi, quali altre terre o cose dovremmo riconoscere nostre?"
    " No, siate voi a dirmelo!" disse Finrod. " poiché se voi non sapete, come potremmo saperlo noi? Ma, voi sapete che gli Eldar dicono che gli Uomini non guardano ad alcuna cosa per se stessa; che se la studiano, è per scoprirvi qualcosa d'altro; e se la amano , è solo ( così sembra ) perché ricorda loro qualche altra cosa che gli è più cara? E tuttavia, qual'è il vostro termine di paragone? Cosa sono queste altre cose?
    " siamo entrambi, Elfi e Uomini, in Arda e di Arda; e codesta conoscenza che gli Uomini possiedono deriva da Arda ( o così sembrerebbe ). Donde dunque proviene codesta memoria che voi possedete, ancor prima di iniziare ad apprendere?
    Non proviene da altre regioni di Arda attraverso le quali abbiate viaggiato. Anche noi abbiamo viaggiato lontano. Ma anche se voi ed io viaggiassimo assieme fino alle vostre antiche dimore ad Est io potrei riconoscervi cose che sono parte della mia dimora, ma potrei comunque scorgere nei vostri occhi lo stesso stupore e lo stesso senso di paragone che scorgo negli occhi degli Uomini che nel Beleriand siano nati".
    " pronunciate parole oscure, Finrod" disse Andreth, " che mai avevo udito prima. Eppure il mio cuore ne è scosso come se vi riconoscesse una qualche verità pur senza comprenderla. Ma fuggevole è codesta memoria, e si allontana là dove non possa essere afferrata; ed allora diveniamo ciechi. E per nostra parte, coloro fra di noi che abbiano conosciuto gli Eldar, e li abbiano forse amati, dicono: " non vi è stanchezza negli occhi degli Elfi". E ci accorgiamo che essi non comprendono il nostro detto: troppo spesso quel che è visibile non lo si può più scorgere. Ed essi molto si meravigliano che nella lingua degli Uomini una stessa parola possa significare sia " da lungo conosciuto" sia " decaduto ".
    " Avevamo creduto che fosse così soltanto perché gli Elfi hanno una vita durevole e inestinguibile vigore. " Bambini cresciuti", così noi, gli ospiti, a volte vi chiamiamo, mio Signore. E tuttavia... tuttavia, seppure nulla mantenga per noi a lungo il suo sapore, e tutto ciò che è bello finisca per impallidire, qual'è il significato di tutto ciò? Forse che non proviene dall'Ombra sui nostri cuori? Oppure voi dite che non è così, e che questa fu sempre la nostra natura, perfino prima dell'offesa?"
    " dico invero così" rispose Finrod. " l'Ombra può avervi oscurato al punto da rendervi irrequieti, può aver reso più rapida la vostra stanchezza, trasformandola presto in disperazione, ma io credo che l'irrequietezza fu sempre presente. E se fosse così, riuscite a percepire la disarmonia di cui parlavo? Se la vostra Conoscenza ha tradizioni simili alle nostre, che dicono che i Mirroanwi sono composti da un'unione di corpo e spirito, di hroa e fea, o come noi diciamo in modo figurato, di una Dimora e un Abitante.
    Poiché cos'altro è la morte che voi lamentate, se non la separazione di queste due parti? E che cos'è questa condizione di "senzamorte" che voi avete perduto, se non che queste due parti dovessero rimanere unite per sempre?
    Ma cos'altro potremmo pensare di codesta unione fra gli Uomini: Dovremmo pensare che siano Abitanti, come ospiti in Arda e per i quali questa non sia la loro casa, che posseggano una Dimora costruita della materia di Arda e condannata dunque ( si può supporre ) a rimanervi?
    Perlomeno, si dovrebbe pensare che non possa avere una vita più lunga di quella di Arda di cui è parte. Eppure voi sostenete che anche la Dimora un tempo era immortale, non è così? Mi vien da pensare piuttosto che un tale fea potesse per natura decidere di abbandonare la Dimora del suo soggiorno qui, anche se forse il soggiorno avrebbe potuto essere più lungo di quanto ora non sia. Allora la morte vi sarebbe apparsa diversa ( così mi vien da dire ): come una liberazione, no!, come un ritorno a casa! Ma non è quel che voi credete, mi sbaglio?"
    " no, non credo nulla di tutto ciò" disse Andreth. " poiché questo vorrebbe dire aver disprezzo per il corpo, ed è un pensiero che proviene dall'Oscurità, innaturale per qualsiasi Incarnato la cui vita incorrotta sia un'unione di mutuo amore. Ma il corpo non è un ostello che dia riparo al viaggiatore per una notte prima che egli riprenda la sua via, pronto per riceverne un altro. È una dimora costruita per un unico abitante, invero non solo dimora ma anche vestimento; in questo caso credo piuttosto che dovremmo parlare non solo di un abito a misura di colui che lo indossi, ma anche colui che lo indossi a misura dell'abito.
    Ritengo dunque che non sia da pensare che la separazione di queste due parti possa essere secondo la vera natura degli Uomini. Poiché se fosse "naturale" per il corpo essere abbandonato e morire, e al contempo "naturale" per il fea abitarlo, allora davvero vi sarebbe una disarmonia negli Uomini, e le parti che lo compongono non sarebbero legate dall'amore. Il suo corpo sarebbe nel migliore dei casi una limitazione, o una catena. Invero un'imposizione, non un dono. Ma vi è uno solo che impone, e che realizza catene, e se tale fosse stata la nostra vera natura fin dall'inizio, allora dovremmo averla derivata da lui - ma voi dite che non c'é da parlarne.
    Ahimè! Nell'oscurità gli Uomini ne parlano ugualmente, eppure non gli Atani che voi conoscete, non più. In ciò io ritengo che noi sia come voi siete, veri Incarnati, e che noi non si viva nel nostro vero essere e nella sua pienezza, salvo che in un'unione d'amore e pace fra la Dimora e il suo Abitante. Di conseguenza la morte, che giunge a dividerli, è un disastro per entrambi".
    " sempre più mi sconvolgete, Andreth" disse Finrod. " poiché se la vostra pretesa fosse vera, allora, ecco!, un fea che qui sia nient'altro che un viaggiatore, al contempo legato indissolubilmente ad un hroa di Arda; dividerli sarebbe una terribile sofferenza, eppure ciascuno deve poter portare a compimento la propria vera natura senza esser tiranneggiato dall'altro. Allora, ciò deve senz'altro seguire: il fea, quando si diparta, deve portare con sé il hroa. E cos'altro potrebbe voler dire, ciò, se non che il fea ha il potere di risollevare il hroa, come suo eterno sposo e compagno, in un'unione eterna oltre Ëa, oltre il Tempo? In tal modo Arda, o almeno parte di essa, sarebbe guarita non solo dai deturpamenti di Melkor, ma liberata perfino da quei limiti che furono imposti per essa nella "Visione di Eru" di cui parlano i Valar.
    Dico dunque, se tutto ciò dev'essere ritenuto vero, che possenti invero gli Uomini sotto di Eru furono creati dapprima; e spaventoso al di là di qualsiasi calamità fu il cambiamento della loro condizione.
    È dunque, tutto ciò, una visione di quel che Arda fu concepita per essere al suo completamento - di tutte le cose viventi e financo le terre e i mari di Arda resi eterni e indistruttibili, per sempre splendidi eppure nuovi - è a questo che gli Uomini comparano ciò che vedono ora? O vi è da qualche parte un mondo in cui tutto ciò che vediamo, cose che Elfi e Uomini conoscono, siano nient'altro che vestigia e ricordi?"
    " se così è, tutto ciò risiede nella mente di Eru, io penso" disse Andreth. " a una tale domanda, come possiamo trovare risposta, noi che abitiamo nelle tenebre di Arda Deturpata? In altro modo avrebbe potuto essere, se non fossimo stati cambiati; ma essendo ciò che siamo, perfino i Saggi hanno dato poco pensiero ad Arda in se stessa, o alle altre cose che la abitano. Abbiamo riflettuto perlopiù su noi stessi: di come i nostri fear e hroar avrebbero potuto convivere per sempre nella gioia, e dell'impenetrabile tenebra che invece ora ci attende".
    " dunque, non solo gli Alti Eldar tendono a dimenticare i loro congiunti!" disse Finrod. " eppure tutto ciò è misterioso per me, e proprio come il vostro cuore fece quando parlai della vostra irrequietezza, così il mio ora si risolleva all'udire felici notizie.
    Questa dunque, proporrei, era la missione degli Uomini, non i Successivi, ma gli Eredi, i Completatori del Tutto: i guaritori del Deturpamento di Arda, di già adombrato prima della loro venuta; e di più, come agenti della magnificenza di Eru: ampliatori della Musica che oltrepasseranno la Visione del mondo! (11)
    Poiché in tal modo Arda Guarita non sarebbe come Arda Non Deturpata, ma una terza cosa e più grande, e al contempo la stessa cosa (12). Io ho parlato con i Valar che furono presenti alla composizione della Musica prima che il mondo iniziasse. E ora mi domando: udirono, essi, la fine della Musica? Vi era forse qualcosa, negli accordi di Eru o oltre essi che, essendone stati sopraffatti, essi non poterono percepire? (13)
    O altrimenti, essendo Eru eternamente libero, egli non creò Musica né mostrò Visione al di là di un certo limite. Al di là di questo, non possiamo conoscere né vedere, tranne che quando le nostre strade ci porteranno fin lì, si sia Valar, o Eldar o Uomini.
    Come potrebbe un maestro nel racconto delle storie tener nascosto il momento più intenso fin quando non giunga per giusto corso. Avrebbe forse potuto essere intuito, in certa misura, da coloro che ascoltarono con mente e cuore aperti; ma così desidererebbe colui che narri. Nessun saggio riterrebbe che in tal modo la sua arte ne verrebbe diminuita, poiché in questo modo, così com'è, potremmo condividerne la realizzazione. Ma in altro modo sarebbe stato invece se ci fosse stato detto fin dall'inizio come sarebbe andata, prima che entrassimo in essa!"
    " quale ritieni dunque che sia il momento che Eru ha tenuto nascosto?" domandò Andreth.
    " Ah, donna Saggia!" disse Finrod. " io sono Elda, e di nuovo stavo pensando per il mio popolo soltanto. Ma no, per tutti i Figli di Eru. Stavo pensando che forse, dai secondogeniti avremmo potuto essere liberati dalla morte. Poiché mentre parlavamo della morte come una separazione di ciò che è unito, riflettevo nel mio cuore di una morte che non sia tale: che sia invece la fine di entrambi. Perché questo è ciò che ci attende, per quel che possiamo comprendere: il completamento di Arda al momento della fine, e dunque la fine anche di noi figli di Arda; la fine, quando anche le lunghe vite degli Eldar saranno cosa del passato (14).
    " allora, all'improvviso, mi sovvenne una visione di Arda Ricostruita; e lì gli Eldar, completi ma non finiti potrebbero abitare nel presente per sempre (15), e qui forse passeggiare assieme ai Figli degli Uomini, i loro liberatori, e cantar loro canzoni che persino nella Gioia al di là di ogni gioia, siano in grado di far trillare le verdi vallate e vibrare le cime eterne delle montagne come arpe".
    Allora Andreth guardò Finrod di sottecchi: " e cosa, quando non cantereste, direste a noi?" domandò.
    Finrod rise. " posso solo supporlo". Disse. " poiché, oh Saggia, penso che potremmo narrarvi storie del Passato di Arda che prima Fu, dei perigli e delle grandi gesta e della realizzazione di Silmarils! Il tempo in cui noi fummo i signori! Ma voi, voi allora sareste a casa, guardando ogni cosa con intento, come vostra. Sareste voi i signori allora. " gli occhi degli Elfi pensano sempre a qualcosa d'altro", direste. Ma allora sapreste cosa staremo ricordando: dei giorni in cui per la prima volta c'incontrammo, e le nostre mani si toccarono nell'oscurità. Al di là della Fine del Mondo non cambieremmo; poiché è nella memoria il nostro più grande talento, cosa che si mostrerà ancor più chiaramente mano mano che le ere di Arda saranno trascorse: un'aspra sofferenza in futuro, temo; ma nei giorni di cui ora stiamo parlando sarà un grande beneficio". Allora tacque, poiché vide che Andreth piangeva in silenzio.
    " Ahimè, sire!" lei disse. " e cosa dev'essere fatto ora? Poiché stiamo parlando come se queste cose fossero ora, o come se fossero certe. Ma gli Uomini sono stati Ridotti e il loro potere sottratto. Noi non guardiamo ad Arda Ricostruita: l'oscurità giace davanti a noi, nella quale scrutiamo invano. Se per nostro aiuto avrebbero dovuto essere erette le vostre eterne dimore, allora ormai non potrà più esser fatto."
    " non avete dunque alcuna speranza?" chiese Finrod.
    " cos'è la speranza?" disse lei. " un'aspettativa di felicità, che pur incerta abbia un fondamento noto? Allora non abbiamo alcuna speranza".
    " questa è una delle cose che gli Uomini chiamano " speranza " disse Finrod, " Amdir noi la chiamiamo, " aspettativa". Ma ve n'è un'altra, da ricercarsi più in profondità. Estelnoi la chiamiamo, che significa "fede". Essa non viene sconfitta dagli accadimenti del mondo, poiché non deriva dall'esperienza, ma dalla nostra prima natura. Se davvero siamo gli Eruhin, i Figli dell'Uno, allora Egli non soffrirà di essere deprivato del Suo, per mano di alcun Nemico, neppure per mano nostra. Questo è il fondamento ultimo di Estel, che permane in noi persino quando contempliamo la Fine: in ogni cosa tutto dev'essere per la gioia dei Suoi Figli. Amdir non ne avete, dite. Avete dunque Estel?"
    " forse" lei disse. " ma no! Non percepite che è parte della nostra sofferenza che Estel debba tremare e sia scossa dalle fondamenta? Siamo davvero i Figli dell'Uno? Non verremo cacciati fuori da ultimo? O fummo sempre così? Non è forse l' Innominabile il Signore del Mondo?"
    " non domandatelo neppure!" disse Finrod.
    " non può essere lasciato non detto", rispose Andreth, " se volete comprendere la disperazione nella quale avanziamo. O per lo meno, nella quale la maggior parte degli Uomini avanza. Fra gli Atani, come voi dite, o fra i Cercatori, come noi preferiamo dire: coloro che abbandonarono la terra della disperazione degli Uomini dell'oscurità e viaggiarono verso Ovest in vana speranza: si pensava allora che una cura potesse ancora esser trovata, o che vi fosse una qualche via di fuga. Ma è questa davvero Estel? Non è neppure Amdir; ma è immotivata: solo una mera fuga nei sogni, di cui già si conosca il risveglio: che non vi può esser fuga dall'Oscurità e dalla morte?"
    " una mera fuga nei sogni voi dite" rispose Finrod. " nei sogni molti desideri vengono rivelati; e il desiderio potrebbe essere l'ultimo baluginío di Estel. Ma voi non intendete dire sogno, Andreth. Confondete sogno e risveglio con speranza e convinzione, per rendere l'una più incerta e l'altra più sicura. Sono forse essi addormentati quando parlano di fuga e guarigione?"
    " addormentati o vigili che siano, nulla viene espresso con chiarezza" rispose Andreth. " come o quando potrà giungere guarigione? In quale stato dell'esistenza Coloro che Vedono possono vedere ricostruito questo tempo? E cosa sarà di noi che, prima di quel tempo, cadremo nell'oscurità non guariti? A tali domande solo coloro che appartengono all'Antica Speranza ( come essi chiamano se stessi ) hanno qualche idea di risposta".
    " coloro che appartengono all' Antica Speranza?" disse Finrod. " chi sono costoro?"
    " pochi essi sono " disse lei; "ma il loro numero è cresciuto da quando giungemmo in queste terre, poiché vedono che ( così credono ) l'Innominabile può essere sfidato. E tuttavia, questa non è una valida motivazione per credere. Sfidandolo non disferemo la sua opera precedente. E se in ciò il valore degli Eldar fallisce, allora la loro disperazione sarà tanto più grande. Poiché non era sulla possanza degli Uomini, o di qualsiasi altro popolo di Arda, che tale antica speranza era fondata".
    " cos'era dunque un tempo codesta speranza, se voi lo sapete?" domandò Finrod.
    " Essi dicono" rispose Andreth:" essi dicono che l'Uno stesso entrerà in Arda, e guarirà gli Uomini e ogni Deturpamento dall'inizio alla fine. Essi dicono anche, oppure intendono indurci a credere, che tutto ciò sia una voce giunta dagli anni innumerevoli, prim'ancora della nostra disfatta".
    " essi dicono, essi intendono indurci a credere?" disse Finrod. " dunque voi non siete fra di essi?"
    " come potrei, Sire? Tutta la saggezza è contro di loro. Chi è l'Uno, che voi chiamate Eru? Se tralasciamo gli Uomini che servono l'Innominabile, come fanno molti nella Terra di Mezzo, ancora permangono molti Uomini che percepiscono il mondo solo come una guerra fra la Luce e l'Oscurità equipotenti. Ma voi mi direte: no, in questo caso si tratta di Manwe e Melkor; Eru è al di sopra di essi. È dunque Eru solo il più grande fra i Valar, un grande dio fra altre divinità, come la maggior parte degli Uomini direbbe, perfino fra gli Atani: un re che abiti lontano dal suo regno e lasci che principi minori ne facciano più o meno quel che desiderino? Di nuovo mi direte: no, Eru è Unico, solo e senza pari, e Lui creò Ëa, ed è oltre essa; e i Valar sono più grandi di noi, ma non più vicini alla sua Maestà. Non è forse così?"
    " sì", disse Finrod. " noi la pensiamo così, e conosciamo i Valar, ed essi dicono la stessa cosa, tutti tranne uno. Ma chi, riflettete, è più probabile che menta: coloro che si umiliano, o colui che si esalta?"
    " non ho dubbi al riguardo" disse Andreth. " e per questa ragione quel che si dice riguardo la Speranza va al di là della mia comprensione. Come potrebbe Eru entrare nella cosa stessa che Egli creò, e di cui è infinitamente più grande? Può forse il menestrello entrare nel suo canto o il disegnatore nel suo disegno?"
    " Egli è già dentro di esso, così come ne è fuori" disse Finrod. " eppure in effetti "inabitare" e " vivere dal di fuori " non indicano un'unico stato".
    " vero" disse Andreth. " come potrebbe Eru in tale stato essere presente in Ëa che deriva da Esso? Ma essi parlano di Eru stesso che entri in Arda, e questa è una cosa del tutto differente. Come potrebbe Egli il Più Grande farlo? Non finirebbe per distruggere Arda, o persino Ëa intera?"
    " non chiedetemelo" disse Finrod. " tali questioni sono al di là dell'ambito di competenze della saggezza degli Eldar, o forse anche dei Valar. Ma temo che le nostre parole possano deviarci, e che quando voi dite " Il Più Grande" stiate pensando alle dimensioni di Arda, nella quale il contenitore più grande non può esser contenuto nel più piccolo.
    Ma non dovrebbero essere usate tali definizione per l'Incommensurabile. Se Eru lo desiderasse, non dubito che troverebbe un modo, sebbene io non riesca a prevederlo. Poiché, così mi sembra, anche se Lui in persona dovesse entrare in questo mondo, dovrebbe comunque rimanere anche quel che È: l'Autore esterno. E tuttavia, Andreth, parlando umilmente, non riesco ad immaginare in quale altro modo una guarigione potrebbe essere raggiunta. Poiché Eru non soffrirà che Melkor muti tutto secondo la sua volontà e che trionfi da ultimo. Tuttavia, non vi è alcun potere concepibile maggiore di quello di Melkor, salvo Eru stesso. Dunque Eru, se Egli non abbandonerà il mondo nelle mani di Melkor, che altrimenti continuerebbe ad avere la supremazia, allora Eru stesso dovrà entrarvi per sconfiggerlo.
    Di più: anche se Melkor ( o il Morgoth che è divenuto ) potesse essere in un qualsiasi modo gettato o spinto fuori da Arda, ancora la sua Ombra permarrebbe, e la malvagità che egli ha concepito e seminato potrebbe accrescersi e moltiplicarsi. E se esiste un rimedio a tutto ciò, prima che giunga la fine, se vi è una qualsiasi altra luce che possa opporsi all'ombra, o una qualunque medicina per le ferite: allora deve, così ritengo, giungere dall'esterno".
    " dunque, Sire" disse Andreth, sollevando lo sguardo meravigliata, " voi credete a codesta Speranza?"
    " non domandatemelo ancora", egli rispose. " poiché essa è ancora per me una misteriosa notizia che giunga da lontano. Nessuna speranza del genere venne mai rivolta ai Quendi. A voi soli fu inviata. Eppure attraverso di voi noi siamo in grado di udirla e risollevare i nostri cuori". Tacque per un istante, e allora, guardando Andreth gravemente, egli disse: " sì, donna Saggia, forse fu ordinato che noi Quendi, e voi Atani, mentre il mondo invecchia, potessimo incontrarci e scambiarci notizie, e che in tal modo noi potessimo venire a conoscenza della Speranza per tramite vostro: ordinato, invero, che tu ed io, Andreth, potessimo sedere qui e parlare insieme, attraverso il golfo che separa le nostre genti, così che mentre l'Ombra ancora aduggia il Nord, potessimo non essere del tutto sconvolti dal terrore".
    " attraverso il golfo che separa le nostre genti!" disse Andreth. " non vi è dunque alcun ponte che mere parole?". Allora scoppiò nuovamente a piangere.
    " potrebbe, forse. Per alcuni. Non lo so" egli disse. " il golfo, forse, è piuttosto fra i nostri fati, perché per il resto siamo stretti congiunti, più stretti di qualsiasi altra creatura del mondo. Tuttavia periglioso è attraversare un golfo posto dal destino; e anche se qualcuno potesse farlo, non troverebbe gioia sull'altra sponda, ma le sofferenze di entrambe. Questo è quel che penso.
    Ma perché dici " mere parole" ? Forse che le parole non oltrepassano il golfo fra una vita ed un'altra? Di certo fra te e me è passato più che vuoto rumore. Forse che non ci siamo avvicinati affatto? Ma questo penso sia per te di poco conforto".
    " non ho chiesto conforto" disse Andreth. " per che cosa dovrei averne bisogno?"
    " per il destino degli Uomini che ti ha toccata come donna" disse Finrod. " pensi forse che io non sappia? Non è forse egli il mio fratello teneramente amato? Aegnor ( 17 ): Aikanár, la Fiamma Guizzante, svelta e impaziente. E non sono ancora trascorsi da lungo gli anni da quando v'incontraste per la prima volta, e le vostre mani si toccarono nell'oscurità. Ma allora tu eri una fanciulla, audace e impaziente, nel mattino sulle alte colline del Dorthonion".
    " andate avanti! " disse Andreth. " dite pure: chi siete voi ora, se non una donna Saggia, sola, e l'età che non potrà sfiorarlo ha già posto il grigio dell'inverno fra i vostri capelli... Ma non datemi del tu, come lui fece un tempo!"
    " ahimè" disse Finrod. " è questa l'amarezza, amata Adaneth, donna del popolo degli Uomini, non è forse così?, che è corsa attraverso tutte le vostre parole. Se anche potessi rivolgervi qualche parola di conforto, voi lo riterreste altezzoso da parte di uno sulla mia sponda del destino che ci divide. Eppure cos'altro potrei dire, salvo ricordarvi di quella Speranza che voi stessa mi avete rivelato?"
    " non ho detto che sia mai stata la mia speranza" rispose Andreth, " e anche se così fosse, vorrei comunque gridare: perché questa sofferenza è dovuta giungere qui e ora? Perché noi dovremmo potervi amare, e voi ( se pure lo fate ) dovreste essere in grado di riamarci, e al tempo stesso porre un golfo fra di noi?"
    " perché così fummo creati, stretti congiunti" disse Finrod, " ma noi non ci siamo creati da soli, Andreth, dunque non fummo noi Eldar a porre questo golfo. No, Adaneth, noi non siamo altezzosi in questa questione, ma pietosi. Questa parola non ti piacerà. Eppure, esistono due tipi di pietà: una è data dal riconoscimento di una parentela, ed è vicina all'amore; l'altra è data da una differenza di fortune percepita, ed è più simile all'orgoglio. Io mi riferisco alla prima".
    " non riferitevi a nessuna di esse con me!" rispose Andreth. " Non ne desidero nessuna. Ero giovane quando posai gli occhi sulla sua fiamma, ed ora son anziana e perduta. Egli stesso era giovane allora, e la sua fiamma guizzò verso di me, ma egli mi voltò le spalle, ed è ancora giovane. Forse che le candele hanno pietà di una falena?"
    " o le falene delle candele, quando il vento le spegne all'improvviso? " disse Finrod, " Adaneth, io ti dico, Aikanár la Fiamma Guizzante ti amava. Per amor tuo ora non prenderà mai la mano di alcuna donna del suo popolo, ma vivrà solo fino alla fine, ricordando quel mattino fra colline del Dorthonion. Ma troppo presto la sua fiamma si spegnerà! Preveggenza è donata agli Elfi in molte cose non troppo distanti, sebbene raramente gioiose, ed io ti dico che tu vivrai a lungo secondo la conta degli anni del tuo popolo, e che egli se ne andrà prima di te, e che non desidererà ritornare".
    Allora Andreth si alzò e tese le mani verso il fuoco.
    " allora perché se ne andò? Perché mi abbandonò quando avevo ancora alcuni anni felici da vivere?"
    " ahimè!" disse Finrod. " temo che la verità non ti soddisferebbe. Gli Eldar appartengono ad un genere, e voi ad un altro; e ciascuno giudica l'altro secondo il proprio - fin quando non impara a conoscere, cosa che fanno pochi. Questo è tempo di guerra, Andreth, e in simili periodi gli elfi non si sposano né hanno figli, ma si preparano a morire - o a fuggire. Aegnor non crede ( come non lo credo io ) che questo assedio di Angband durerà ancora a lungo; e allora, cosa ne sarà di queste terre? Se avesse potuto seguire il suo cuore, avrebbe desiderato prenderti e fuggire con te, ad est o a sud, abbandonando la sua gente, e la tua. Amore e lealtà lo tengono legato alla propria gente. Cosa ne è della tua per te? Tu stessa hai detto che non vi è via di fuga entro i confini del mondo".
    " per un anno, un giorno, alla fiamma avrei dato tutto: il mio popolo, la giovinezza, e la Speranza stessa: Adaneth io sono".
    " questo lo sapeva" disse Finrod, " eppure si ritrasse, e non afferrò ciò che giaceva a portata di mano : Elda lui è. Poiché simili atti di arroganza vengono pagati con angoscia indicibile, fin quando non giunga, e in ignoranza piuttosto che in coraggio gli Eldar sono convinti che vengano compiuti.
    No, Adaneth, se mai vi potrà essere un qualsiasi matrimonio fra la mia gente e la tua, allora dovrà essere per qualche alto proposito del Fato. Breve sarà, e aspro alla fine.
    Si, il fato meno crudele in cui possa incorrere è che la morte vi ponga presto fine".
    " ma la fine è sempre crudele - per gli Uomini" disse Andreth. " non lo avrei tormentato, una volta che la mia breve giovinezza fosse trascorsa. Non avrei arrancato come una vecchia strega nella sua scia luminosa, quando non avessi più potuto correre al suo fianco!"
    "Forse no", disse Finrod, " così la pensi ora. Ma hai pensato a lui? Lui non avrebbe corso avanti a te. Ti sarebbe rimasto al fianco per sostenerti. Pietà allora tu avresti avuto, pietà senza via di fuga. Lui non avrebbe voluto vederti così umiliata.
    Andreth Adaneth, la vita e l'amore degli Eldar dimorano molto nella memoria; e noi ( a differenza di voi) preferiamo possedere ricordi felici ma incompleti, piuttosto che memorie che procedano sino ad un triste finale. Ora egli ti ricorderà per sempre nel sole del mattino, e in quell'ultima sera presso le acque dell'Aeluin, nel quale egli vide il tuo volto riflettersi con una stella intrappolata fra i capelli - per sempre, fin quando il vento del Nord porterà la notte sulla sua fiamma. Sì, e dopo di ciò, mentre sederà nella Casa di Mandos nelle Sale dell'Attesa, fino alla fine di Arda".
    " e cosa potrò ricordare, io? " disse Andreth. " e quando me ne andrò, in quali aule entrerò? In un'oscurità in cui persino il ricordo della fiamma guizzante sia spento? Perfino il ricordo del suo rifiuto. Quello, per lo meno".
    Finrod sospirò e si alzò in piedi.
    " gli Eldar non hanno parole di conforto per simili pensieri, Adaneth" egli disse, " ma preferiresti piuttosto che Elfi e Uomini non si fossero mai incontrati? È forse la luce della Fiamma, che altrimenti non avresti mai veduta, di nessun valore neppure ora? Ritieni di essere stata deprezzata? Riponi almeno un simile pensiero, che proviene dall'Oscurità, e allora forse le nostre parole non saranno state scambiate invano. Addio!"


    Oscurità cadde nella stanza. Egli le prese la mano alla luce del fuoco. " dove andate?" ella disse.
    " al Nord" egli rispose. " alle spade, e all'assedio, e alle mura di difesa - così che, almeno per qualche tempo, nel Beleriand i fiumi possano scorrere limpidi, le foglie germogliare, gli uccelli costruire i loro nidi, fin quando non giungerà la Notte".
    " sarà anch'egli lì, alto e splendente, con il vento fra i capelli? Ditegli questo. Ditegli di non essere avventato. Di non cercare il pericolo senza necessità!"
    " glielo dirò" disse Finrod. " ma potrei anche dire a te di non piangere. Egli è un guerriero, Andreth, e uno spirito d'ira. In ogni colpo che sferra, egli vede il Nemico che tanto tempo fa t'inferse questa ferita. Ma tu non sei per Arda. Dovunque vada, possa tu trovare la Luce.
    Attendici lì, mio fratello... E me".

    Edited by Andreth91 - 27/10/2012, 20:00
     
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  2. Andreth91
     
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    NOTE

    1. Forse è da paragonarsi a questo è il passaggio nel Dibattito dei Valar nelle Leggi e Costumi ( p. 247 ), dove Nienna dice a Manwe: " sebbene la morte per separazione possa raggiungere gli Elfi entro il tuo reame, tuttavia una cosa non riesce a giungerli, e non deve: ed è essa decomposizione e decadenza"; a cui viene aggiunto in una nota a pie' di pagina: " eppure, in seguito alla morte degli Alberi accadde invero così fintanto che Melkor vi rimase; e il corpo di Finwe, assassinato da Morgoth, avvizzì e divenne polvere, proprio come gli Alberi sono avvizziti ".
    2.Qui e in vari altri casi a seguire, ma di certo non in tutti, Quendi è stato emendato in Elfi nel dattiloscritto C.
    3." cambiamento" è un emendamento al dattiloscritto B ( soltanto ); il manoscritto riporta " crescita "
    4.Da confrontarsi con le parole di Pengoloth ad Aelfwine al termine dell'Ainulindale ( p. 37 ), riguardo la mortalità degli Uomini: " morte è il loro fato, il dono di Iluvatar, che con il consumarsi del Tempo perfino le Potenze invidieranno. Ma Melkor vi ha gettato sopra la sua ombra, e l'ha resa angosciosa con l'oscurità, e ha tratto male dal bene, e timore dalla speranza ".
    5.Il manoscritto riporta così:" cosa sapete voi (=ye ) della morte? Voi(= ye ) non la temete, perché voi (=you) non la conoscete". Il dattilografo ha sostituito il primo ye con you; mio padre lo lasciò passare, ma corresse la prima occorrenza di you in ye. Nella pagina di apertura del dattiloscritto egli annotò che ye era usato solo per la forma plurale, e che you " rappresenta il pronome elfico deferenziale ", mentre thou, thee " rappresenta il pronome familiare ( o affettuoso )". Tale distinzione non viene sempre mantenuta nel manoscritto; ma in un certo numero di you, dove ci si poteva aspettare invece ye, li si può considerare sottintesi, ed io ho corretto solo quei casi in cui un errore sembrasse certo".
    6.Questo è un curioso errore. Fingolfin morì nel 456, l'anno dopo la Dagor Bragollach ( V. 132, ripetuto negli Annali Grigi ); vedi pag. 306.
    7.Da confrontarsi con Le Leggi e i Costumi, pag. 220: " il nuovo fea, e di conseguenza all'origine tutti i fear, essi ( gli Eldar ) credevano provenir direttamente da Eru e da oltre Ea. Di conseguenza molti fra di loro sostengono che non si possa asserire che il fato degli Elfi sia di essere confinati in Arda per sempre e con essa cessare ".
    8." mort ": la nota suonata da un corno alla morte della preda
    9.La distinzione fra ye ( plurale ) e you ( singolare ) è probabilmente da sottintendersi ( vedi nota 5 )
    10.Il manoscritto utilizza il termine Mirruyainar, che viene adoperato in entrambi i dattiloscritti. In B mio padre emendò il nome in Mirroyainar in questo caso ma non alla seconda occorrenza ( p. 316 ); in C lo cambiò in Mirroanwi in entrambe le occorrenze. Vedi il Glossario dell'Athrabeth, p. 350
    11.A margine del manoscritto, ripetuto nel dattiloscritto C, è stato scritto contro questo paragrafo: " nella Musica di Eru gli Uomini entrarono solo dopo le note discordanti di Melkor ". Naturalmente questo era vero anche per gli Elfi. Vedi la Nota dell'Autore 1 al Commentario all'Athrabeth e la nota 10 ( p. 358 )
    12.Da compararsi con le parole di Manwe alla fine del Dibattito dei Valar nelle Leggi e Costumi ( p. 245 ): " poiché Arda non Deturpata ha due diverse sfumature di significato. La prima è la non Deturpata che essi [ gli elfi ] sono in grado di discernere attraverso quella Deturpata... Essa è il terreno su cui è costruita la Speranza. La seconda è la non Deturpata che sarà: ovvero, parlando in riferimento al Tempo in cui essi esistono, Arda Guarita, che sarà più grande e più splendida della prima, a causa della Deturpazione: questa è la Speranza che perdura".
    13.Viene detto nell'Ainulindale ( p. 13 ) che " la storia era incompleta e i cerchi non ancora giunti a completamento quando la visione venne loro sottratta ", a cui nella versione definitiva D ( p. 31 ) è stata aggiunta una nota a pie' di pagina, attribuita a Pengoloth: " ed alcuni hanno del che la Visione cessò prima del completamento del Dominio degli Uomini e la scomparsa dei Priminati; di conseguenza, sebbene la Musica sia al di sopra di tutto ciò, i Valar non hanno veduto con la vista le Epoche Tarde o la fine del Mondo ". Nel dattiloscritto perduto AAm* all'apertura degli Annali di Aman ( p. 64 ) viene detto che Nienna non riuscì a sopportare la fine della Musica, e " di conseguenza ella non ha la speranza di Manwe ". ( p. 68 )
    14.Vedi p. 312 e nota 7
    15.Riguardo la concezione di Arda Completata vedi la nota III al termine delle Leggi e Costumi ( p. 251 )
    16.Era naturalmente fondamentale per l'intera concezione dei Tempi Remoti che gli Uomini si fossero svegliati per la prima volta all'Est al primo sorgere del sole, e che essi non fossero esistiti per più di qualche centinaio di anni quando Finrod Felagund si imbatté in Beor e il suo popolo ai piedi delle Montagne Azzurre. Vi sono stati accenni in precedenza nell'Athrabeth in cui si lascia intendere che Andreth si riferisse ad epoche molto più lontane nel tempo rispetto al risveglio degli Uomini ( infatti ella parla di " leggende di giorni in cui la morte giungeva meno rapida e la durata della nostra vita di gran lunga maggiore " p. 313 ); nelle su parole qui, " una voce che è giunta dagli anni innumerevoli " sembra evidente una profonda alterazione di questa concezione. La cronologia degli Anni del Sole è tuttavia mantenuta nell'Athrabeth, con la data dell'incontro fra Finrod e Andreth " intorno al 409 durante la Lunga Pace ( 260-455 ) ". ( vedi p. 306 ) . Vedi oltre a pag. 378
    17.Sia qui che a pag. 324 il nome era stato scritto Egnor nel manoscritto, in seguito mutato in Aegnor; confrontare con p. 177 e p. 197
    18.Da confrontarsi con QS 117 ( V 264 ): " Angrod e Egnor guardavano il Bladoriondai nordici pendii del Dorthonion " ( durante l'Assedio di Angband ) e in129 V 276: " Barahir [ figlio di Beor il Vecchio ] dimorò perlopiù lungo le marche nordiche assieme ad Angrod ed Egnor".
    La frase " ma non darmi del tu, come lui fece un tempo " era un'aggiunta al manoscritto; Finrod aveva iniziato a rivolgersi ad Andreth con il tu poco prima di questo punto. Ma da qui fino alla fine del testo l'utilizzo di queste forme è molto confuso, inconsistente nel manoscritto e con correzioni inconsistenti al dattiloscritto ( passando sia dal voi al tu che dal tu al voi ); se,Bra che mio padre fosse incerto su quale forma Finrod dovesse utilizzare, e io ho lasciato il testo così come è.
    19.Pitiful: colmo di pietà, compassionevole.
    20.Da confrontarsi con Le Leggi e i Costumi, p. 213: " sembrerebbe a ciascuno fra gli Eldar una grave sofferenza se una coppia sodata dovesse separarsi durante una gravidanza, o durante i primi anni dell'infanzia dei figli. Per tale ragione gli Eldar concepiscono i propri figli solo in giorni di felicità e pace se possono ".
     
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  3. Carcharoth
     
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    Grazie Andreth :)
    Ci fai risparmiare un sacco di soldi traducendo la HOME qui ^_^
     
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  4. Andreth91
     
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    XD non so se Christopher Tolkien ne sarebbe contento, ma...
     
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3 replies since 20/10/2012, 11:01   741 views
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